Scala Santa. Vinta!

Rientro a casa per il pranzo, un’occhiata alle previsioni del tempo che, finalmente, fanno sperare in un deciso miglioramento costante nel pomeriggio e vedo lo zainetto accanto alle scarpe da sterrato pronte ad essere infilate.
Ci casco di nuovo.
Neanche un’ora dopo, mi trovo con la cartina dei sentieri del Carso, un orario degli autobus e una bottiglia di acqua fresca dentro lo zainetto. L’idea è di raggiungere l’Obelisco, alle porte di Opicina, per poi dirigermi in direzione di Monte Spaccato e giù per la vecchia Strada Romana e via Damiano Chiesa.
Prendo la 6 e poi la 42 fino a Prosecco per iniziare il mio tour dalla Napoleonica?
E se, invece, iniziassi direttamente a piedi?
Via! Viale Sanzio, via Giulia, via Rispondo, Tribunale, via Fabio Severo, via Udine fino a Roiano, poi alla confluenza di via Villan de Bachino, via Montorsino e via Giusti, in pratica l’imboccatura di Scala Santa!
La vedo. Imperiosa e cattiva.
Mi sento Fantozzi a percorrere l’erta che dal centro di Trieste porta a Opicina (o Poggioreale del Carso o, in dialetto, Opcina). Una strada dal primo all’ultimo metro in pavè, che, a dispetto del nome, non ha mai visto un gradino!
Scala Santa è l’obiettivo di oggi!
Caspita che pendenza, si fa dura sin dall’inizio. Le statistiche dicono che sono solo poco più di due chilometri, dal livello del mare a circa 350 m.s.l.m. con una pendenza media del 16% con punte di oltre il 20%!
Rallento il passo e letteralmente salgo, salgo.
Passo accanto a numeri civici conosciuti, già oltre il 100, dove abitavano un compagno di scuola e un amico di ormai 40 anni fa. Divagare con il pensiero mi permette di percorrere qualche decina di metri senza pensare alla fatica.
Mi mangio la salita metro dopo metro.
All’altezza dell’ex Sanatorio, incrocio un tipo con pantaloni alla zuava, uno zaino vintage di tela marrone, tarchiato, baffuto dalle sembianze simili al sergente Schultz, l’attendente del Colonnello Klink nella sit-com “Gli eroi di Hogan”.
Un attimo prima di dirgli “meglio in discesa!” immagino che, visto il suo passo sicuro, convinto e deciso, forse l’ha già fatta anche in salita. Taccio e probabilmente ho evitato una figura da becero.
Giunto in vista dell’ultima curva, in prossimità del mio traguardo virtuale, da un cancello laterale esce un distinto signore settantacinquenne. Gli rivolgo un “Buongiorno!” ricambiato al volo. Gli chiedo “Opicina per di qua?” domanda stupida e scema in quanto non ci sono altre possibilità. Educatamente risponde di si. “De dove la riva?” “Da San Giovanni” rispondo. “Ah, mi son de Sottolongera. ‘Ndemo su pian insieme che devo ciapàr el tram per scender a Trieste.” Bene, un compagno di viaggio, seppure per le ultimissime decine di metri. Gli dico che mia madre ha vissuto a lungo a San Giovanni, in via Damiano Chiesa durante l’amministrazione degli anglo-americani. Non l’avessi mai fatto. Inizia con un “te se ricordi de Camauli, il droghier, don Mario, ..”. Lo interrompo rappresentandogli che non ho vissuto l’epoca delle AM-lire e che conosco poco o nulla della storia e delle vicissitudini di San Giovanni degli anni ’50 e ’60. Se ne fa una ragione.
Nel frattempo siamo giunti all’Obelisco!
Scala Santa, la salita per eccellenza dei triestini è fatta!
Non so in quanto tempo, questa volta non è importante. Da un’idea uscita per caso, una  piccola impresa portata a compimento con soddisfazione.
Arriva il tram de Opcina per l’occasionale compagno di viaggio mentre io imbocco il sentiero n. 1 in direzione Monte Spaccato. Poi scenderò per l’antica via Romana e per via Damiano Chiesa per rientrare a casa. Mi aspettano ancora una decina di chilometri,  ma ormai il più è fatto!

Scala Santa è vinta!

Soddisfatto della giornata, già programmo il prossimo appuntamento con le scarpe da sterrato e lo zainetto: Foce del Musone – Monte Conero. Più o meno lo stesso dislivello, meno impegnativo, ma con un percorso ben più lungo.

Il percorso, con qualche foto georeferenziata, su Runtastic.com.

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Informazioni su Fabrizio Skrbec

In viaggio. Da una vita!
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